Da sempre le università e il mondo accademico rappresentano un territorio privilegiato per le politiche prodotte dal Capitale, dove quest’ultimo può penetrare tranquillamente imponendo una modellazione gerarchica nella produzione dei saperi. L’attività di ricerca diventa, in questo contesto, solo uno strumento utile ad una riproduzione di questo sistema economico dominante
Il workshop sui rapporti tra l’università e gli apparati militari si suddividerà in tre parti ben distinte:
La prima parte riguarderà il distretto Aerospaziale Sardo, nato oramai tre anni fa e di cui fanno parte 25 società, tra cui le università di Sassari e Cagliari. Presidente è il docente di ingegneria Giacomo Cao. Tra le altre società partecipanti non possiamo non citare l’Avio Spa, l’Aermatica e la Vitrociset. Ma sviluppando questo tema, non ci si può limitare solo al ruolo che le università sarde hanno al suo interno, ma si proverà invece ad analizzare la sua funzione non solo civile ma anche militare (attraverso un’analisi sia delle società coinvolte che dei progetti che già ha attuato), provando a rompere la narrazione dominante che descrive il DASS come uno strumento utile ad un miglioramento della società civile e che può aprire ampi spazi di possibilità nel settore aereospaziale
La seconda parte riguarda invece gli accordi che l’università ha fatto con il Technion Institute, l’istituzione israeliana più rinomata per le scienze applicate e che svolge attività di ricerca e sviluppo in tecnologie militari su cui le forze di sicurezza israeliane fanno affidamento per sostenere l’occupazione illegale dei territori palestinesi. All’interno di questo tavolo si analizzerà più da vicino l’accordo che l’università di Cagliari ha attuato e i passaggi che la campagna Stop Technion ha prodotto in questi mesi. Ma soprattutto all’interno di questo tema, così come anche per gli altri, proveremo ad immaginare alcuni azioni pratiche da mettere in atto affinché l’accordo, che dovrebbe scadere il 13 novembre di quest’anno, non venga più rinnovato
La terza parte riguarda invece il rapporto sempre più forte tra università e apparati militari, analizzando più da vicino la convenzione, firmata dal Generale di Divisione Michele Pellegrino, Capo di Stato Maggiore del Comando per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito, e dal Professor Massimo Carpinelli, Rettore dell’Università di Sassari, che “permetterà al personale della Forza Armata, soprattutto I giovani militari delle categorie VFP1, VFP4 e VSP, di seguire corsi di studio universitari che consentano di raggiungere riconosciuti obiettivi formativi, rafforzando l’acquisizione di competenze professionali a vantaggio dell’occupabilità.” Tale accordo prevede la possibilità che gli studenti possano svolgere specifici progetti di tirocinio nell’ambito della Forza Armata di appartenenza e potranno chiedere il riconoscimento di attività formative pregresse, purché coerenti con le tematiche proprie della sicurezza, della protezione civile, delle attività di supporto alla pace e della cooperazione internazionale. L’Esercito potrà inoltre concorrere all’offerta formativa con l’inserimento all’interno dei percorsi didattici di seminari e/o stage attraverso specifici accordi attuativi.
Infine, come già accennato, all’interno del laboratorio proveremo ad immaginarci proposte pratiche sia per far conoscere meglio questi progetti (dossier di approfondimento, incontri pubblici) sia per fermarli (campagne di pressione, assemblee e manifestazioni).